Avrei
potuto.
Non
che non avessi voluto. Anzi!
Ne
avevo una voglia pazzesca.
Esprimere
il proprio sentire è la massima aspirazione dell’uomo.
Esprimerlo
per donarlo al mondo.
Per
civetteria forse, ma non solo.
A
cosa serve vivere, camminare, cercare di stare al passo col tintinnio del tempo
che scorre, incontrare gente, evitarla, nutrirsi, esplorare, leggere, osservare,
mangiare, cacare, lavarsi se poi non muovi verso il desiderio di condividere
tutto, parlarne, scriverne, abbracciare?
Avrei
potuto.
Ma
non ci sono riuscito.
E
la cosa più grave è che comincio a cullare il forte desiderio di rinunciarvi.
Definitivamente.
Per
mettere l’anima in pace forse, ma non solo.
Quando
senti di aver preso la direzione sbagliata cerchi in tutti i modi di tornare
indietro.
Ma
spesso lo fai senza riprendere a ritroso i passi sbagliati.
Cerchi
una strada davanti ai tuoi occhi che sia quella giusta per girare intorno al
palazzo, come se avessi la presunzione che tutto abbia un moto circolare.
E
sbagli ancora.
Il
rischio che ogni scelta muova su una linea retta è grosso.
E
l’errore iniziale pregiudica tutto il cammino.
A
meno che non fai di quell’errore il tuo nuovo stile di vita.
Quella
strada che non volevi diventerà comunque unica ed il fatto che sia diversa da
quella che pensavi fosse è solo un accidente.
Nuova
provvidenza da cogliere e seguire.
- - -
Quella
mia provvidenza era chiara.
Avrei
fatto le esperienze più belle di quanto potessi immaginare senza avere la
possibilità di raccontarle, senza avere la possibilità di rendere partecipe chi
avessi incontrato lungo il percorso.
Si
trattava solamente di persuadere se stessi.
Di
accettare che era bello così e che tornare indietro, alla ricerca di un nuovo
destino, era impossibile, pericoloso ed imprudente.
Fu
così che feci coriandoli di ogni cosa che avevo scritto fino a quel momento,
misi via penne, fogli e ogni materiale che mi avrebbe potuto far venire la
voglia di prendere appunti.
Quel
libro che tanto sognavo non sarebbe mai esistito.
E
quella foto scintillante di colori esotici che avrebbe dovuto rivestire le mie
storie sarebbe diventata una delle tante foto che metti via perché servirà
quando sarai vecchio per dare il la alla malinconia di un pomeriggio d’inverno.
Così
era deciso.
Potevo
tornare a cazzarellare.
Fino
a nuovo ordine naturalmente.
Senza pensare più a quello che avrebbero detto di me.
Per aria Dicono di me - Cesare Cremonini
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