Non
ricordo che giorno fosse.
Uno
come tanti.
Di
quelli impossibili da ricordare.
Di
quelli che non lasciano il segno, dove tutto si muove senza aggiungere né
togliere nulla.
Sono
certo che quando chiusi la porta di casa ero in preda al mio abituale mal di
stomaco e sono certo che avrei preferito bighellonare alternando sigarette a
caffè e freddi abbracci alla tazza del water, gli unici che non mi disturbava
concedermi.
La
sora Angela era in finestra.
La
salutai.
E
lei mi rispose “ciao Nì! Fa’ il bravo eh!”
E
naturalmente non è una cosa che ricordo di quel giorno ma ho l’assoluta
certezza che sia accaduta perché tanto ogni mattina appena messo il naso fuori
di casa la scena si ripeteva con cadenza perfetta.
Ma
ricordo perfettamente quando la sora Angela morì perché il giorno del suo
funerale fu un caso nazionale scoprire chi avesse mandato una corona di fiori
con il nastro che recitava “E mo come cazzo faccio la mattina?” firmato Nì!
Ma
questa è un’altra storia, che finirà dimenticata, esattamente come lei.
Non
ricordo cosa successe una volta fuori sulla strada, ma ho sensazioni che quella
mattina...
“Passò
un autobus.
Era
pieno di studenti.
I
miei occhi incrociarono occhi che si muovevano da sopra quell’autobus.
Io
come uno spettatore di tribuna del tennis li seguii come si segue un passante
all’incrocio delle linee.
Ne
rimasi preso e fermai il mio corpo rivolto verso sud con il naso più possibile
verso nord.
Qualcosa
cambiò da quel momento?
Ma
cosa?”
Ricordo
che da un certo punto in poi il mio incedere lento tra la gente era più attento
agli occhi, come fosse una forma di ricerca.
Non
sapevo ancora bene di cosa...
- - -
Confusi
quegli occhi con altri occhi millemila volte.
E
sempre con assoluta convinzione.
Sbagliando
sempre.
Li
affibbiai a caso.
Quasi
sperando di tornare a quel giorno di tanti anni fa.
Come
si potesse giocare a proprio piacimento col tempo.
E
solo dopo presi coscienza che mi ero reso complice di un furto.
Un furto di chi aveva preso quegli occhi e li aveva fatti suoi.
Raggirandomi.
No.
Non
lo saprà mai.
Ma
questo non mi consola.
Anzi.
Il
desiderio di chiederle scusa mi mangia più di qualsiasi altro.
Chissà se sta ancora colorando il mondo come in quella mattina senza pretese.
Per aria Lei colorerà –
Musica Nuda
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